LUNARIA - 1997

Come si spiega un'impostazione del genere, per presentare dei disegni? E' questa una produzione grafica che vive in "simbiosi" con differenti voci poetiche e da sempre in natura le forme simbiotiche si sviluppano per sopravvivere alle più tremende modificazioni, ai cataclismi più dirompenti. Sarà semplice infatti cogliere in quelle forme contorte e surreali una tensione di fondo, espressione della mia latente disillusione. Riflettere, perciò, sul linguaggio poetico ha significato specchiarmi in occhi più limpidi che mi aiutassero a guardare meglio dentro, per scoprire contenuti profondi: gli umori più puri che sostengono l'anima, se pur essa ancora sopravvive fra le pieghe della coscienza. Unendo così i miei disegni, al sentire di "amici" come Giuseppe Ungaretti. Leonardo Sinisgalli. Dacia Maraini e Rossana Tinelli, il cui messaggio artistico ha oltrepassato facilmente i confini del tempo e dello spazio, rifuggendo da sterili graduatorie di merito, penso di aver delineato un mezzo espressivo che vive sull'immagine, ma non solo. Questa "entità simbiotica", infatti, si è modificata e poi concretata per dar voce ai miei ricordi, ai miei sogni, per individuare delle assonanze culturali, ma anche l'angoscia che sostanzia la nostra vita, condizione che io traduco in forme ironiche e grottesche, forse, per prendermi gioco di un destino a volte assurdo. Tracciato sulla carta il segno istintuale,quasi fosse un diverso modello di scrittura, ho ricercato quella poesia che meglio avrebbe palesato le pulsioni sotterranee, che l'immagine, per quanto esplicita non può spiegare. I rimandi dal segno al testo e viceversa,diventavano cosi una nuova possibilità per esprimere ciò che spesso non riusciamo a dire compiutamente; mi rendevo conto che questo percorso creativo speculare riusciva ad infrangere il muro dei silenzi e mi indicava le strade invisibili che uniscono modi lontani. 
Angelo Palumbo

LUNARIA

 

L'arte delle idee è illuminazione dello spirito. Lo sanno bene i poeti, i sognatori, gli amanti della luna e i cortigiani creativi della fantasia. Nomadi essi sono. Nomadi come il vento. Nulla li trattiene: nelle umane tentazioni, ne' la voglia di essere e di apparire oltre I' effimero. Rossana Tinelli e Angelo Palumbo hanno questo in comune insieme a una serie di congiunture astrali. Hanno identico I' afflato poetico e il modo di rapportarsi davanti alle cose. Nomadi essi sono. Nomadi come il vento. Vagano attraverso i luoghi solitari della mente, ascoltano i naturali silenzi e in momenti di estasi assoluta ricevono la pura ispirazione dei movimenti dell’anima: quasi come fossero antichi poeti celtici illuminati dalla Rivelazione dello Spirito.

La loro arte è pura illuminazione. In comune essi hanno la calligrafia: e cioè l'inchiostro e il tratto di pennello. Il loro mondo lirico è fatto: di luci e ombre della natura, di realtà che si specchiano, di fantastici universi nascosti e di piccole e ingenue illusioni. Poeti essi sono. Poeti accarezzati dal vento. Dipingono la luna e le stelle, leggono le chiare lettere del Creato e scrivono versi e segni sullo spazio breve di un respiro.

La loro arte è nomade: nomade come la brezza che spira sulle dune del deserto nelle notti di novilunio. Scrisse Takuan che il grado più alto di mobilità è quello che si raggiunge ruotando intorno a un centro che rimane fermo. Così la mente raggiunge - egli scriveva - il più alto grado di alacrità, attenta a dirigere la sua attenzione dovunque sia necessario. E' questa la lezione di arte e di spiritualità che ci offrono Rossana Tinelli e Angelo Palumbo. La mano di lui è come se fosse posseduta da un turbine di vento: è come la mano del pittore Sumiye che non conosce limiti. La parola di lei si basa invece sulla "economia di forza" descritta nel Tao Te Ching, dove è detto che l’abile parlatore non dice una parola di troppo". I tesori creativi di lei e di lui sono racchiusi in un'idea, che è anche un principio di vita, e cioè che quando I' Universale si rispecchia nel Particolare esso muove tutti i mondi del Creato - appartengono essi al visibile o ali' invisibile -. Scrive Rossana Tinelli di voler dare un vocabolario al silenzio e di voler ascoltare la verità. E gli fa eco Angelo Palumbo con quel segno fresco, libero, immediato, privo di orpelli, non barocco, né ridondante; con quel segno di ordinata armonia che è in se sintesi di eleganza e di spasmodica ricerca interiore. Lunaria può essere allora inteso come un cammino, un cammino senza fine che ci condurrà da qui all' eternità. E' il percorso della nostra ricerca spirituale. Sapremo non fermarci mai e arrivare alla meta? E' questo l'interrogativo che queste pagine proveranno a sciogliere.

Rino Cardone


E scrittura segnica di prorompente forza espressiva quella di Angelo Palumbo. L'arti­sta esprime con le sue opere l'illuminazione di un istante. Egli coglie l'attimo attraverso il suo terzo occhio, quello interiore. Penetra le apparenze e la vera essenza della natura. Rie­sce ad andare oltre le umane percezioni della mente. Si fa egli stesso senso collettivo. De­scrive il mondo della profondità interiore. Cattura le immagini fugaci dell'infinito e dell'appariscente.

Le sue opere sono prodotte di getto, sembre­rebbe senza sforzo. Più che invenzioni della mente in senso assoluto esse sono frutto as­soluto di una serie di percezioni razionali e metafisiche in senso filosofico. Egli scruta negli abissi dell'animo umano. Da' luce ai sentimenti, segno alle emozioni e forma all'irrealtà: che per lui è oggettività e trascen­denza.

Angelo Palumbo è pittore di superficie. La sua arte non conosce il ritocco: è immediata, impulsiva, offre a chi la legge una forte sen­sazione di ritmo, movimento e forza. Eventuali correzioni non sono da lui ammesse specie quando il linguaggio adoperato è il disegno e non la pittura. L'artista conosce a fondo le tecniche pittoriche in quanto restau­ratore di opere d'arte. Nonostante tutto quando si pone davanti alla superficie piana dei suoi componimenti, Angelo Palumbo pensa a delle figure, a delle forme che non siano assolutamente ripassate. Se il tentativo non gli riesce piuttosto il foglio lo butta via (e nel caso della tela procede a campirla di nuo­vo nel fondo) ma in nessun caso la sua mano torna sul già descritto. E' una scelta di campo la sua: elitaria e raffinata per certi versi che ci ricorda quella della "casta degli sfrenati" e cioè dei "pensatori antiaccademici" della tarda dinastia T'ang (di coloro che con il loro linguaggio precedettero l'odierna scuola dell'impressionismo astratto e surreale). C'è un altro aspetto dell'arte di Angelo Palumbo che lo avvicina alle dimensioni esoteriche della pittura Zen. E' l'immediata comu­nicabilità da lui resa bene attraverso la pittura a inchiostro monocromatica o colorata e la lirica calligrafica semantico-pittorica ad ac­centuare questo suo dato espressivo. Ci sono poi, nelle chine, una serie di dissonanze cro­matiche recuperate armonicamente in virtù di una perizia tecnica che non gli si può negare. 

Rino Cardone





GUARDEREMO INSIEME

NELLE PIEGHE DELLE NOSTRE
ANIME
RIGIRATE NEL VORTICE DEL
TEMPO
E IL SUONO DELLE PAROLE
NON AVRA' PIU' SENSO


Rossana Tinelli

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