2008 - Uomo Nuovo: Ars Pro Veritate - "La Merlettaia" - Foggia
La mostra personale di Angelo Palumbo sarà presentata dalla
prof.ssa Katia Ricci presso l'Associazione Culturale "
Questa serie è caratterizzata da pannelli in poliuretano modellati
con interventi che scavano le superfici, le trafiggono, le plasmano per
cristallizzare una texture che è citazione di anfratti murgici, rocce
millenarie. Il richiamo alla terra di origine è solo un dato metaforico perché
rimanda, invece, ad orizzonti molto più ampi e lontani: la natura descritta è
lacerata da profonde ferite che drammaticamente denunciano la violenza
dell'uomo su altri uomini, ancora, sono lacerazioni che testimoniano del
degrado ambientale in quanto espressione di un deserto etico. Da un lato,
questi lavori , vogliono smuovere la nostra indifferenza, dall'altro la
realtà materica e informale che caratterizza i brani plastico-pittorici,
evidenziano la partecipazione emotiva al problema da parte dell'autore (
l'artista attua un processo di assimilazione-identificazione alla natura
geomorfologica della sua terra...che è parte di un tutto ): queste ferite
sanguinanti sono, quindi, lacerazioni dell'anima ma sono anche ferite reali;
oltre ad esaltare la denuncia, diventano, nel momento finale dell'atto
creativo, catarsi di un dolore che solo il colore e il gesto liberatorio
possono frenare.
L’artista
materano Angelo Palumbo affronta il problema ambientale, dando spazio ed
espressione al dolore personale per la violenza che deturpa e disumanizza
donne, uomini, bambini, ad opera di altri uomini e che non risparmia la natura.
L’11 settembre con il crollo delle torri gemelle ha mandato in frantumi,
confessa l’artista, l’illusione di vivere in un mondo sicuro, non toccato dalla
guerra e dalla fame, esportata altrove.
Il migliore dei mondi possibili ha aperto le sue pagine oscure, rivelando
attraverso il web agli occhi di Angelo Palumbo una galleria degli orrori: le
immagini di sanguinose guerre occultate, carestie sconosciute, terre devastate
da inquinamenti inimmaginabili, formano un’estetica della sofferenza che fa
distogliere gli occhi. L’artista, invece, li ha voluti tenere aperti su
immagini diverse da quelle armoniose equilibrate e razionali che fino ad allora
costituivano il repertorio della sua arte. Ha collezionato e intrecciato ogni
singola fotografia ai testi biblici e poetici dalla Divina Commedia di Dante a
“Terra desolata” di Thomas Eliot e alle riflessioni di Nietsche. Ne è scaturito
un video, che da un originario intento didattico, si è trasformato via via in
un affresco grandioso e tragico sottolineato dalla colonna sonora. Profetici i
testi sovrimpressi: perché gli esseri umani non se ne siano lasciati guidare,
perché continuano a correre verso l’abisso, che non è un incubo, ma già una
realtà?
La serie “Terra violata” è caratterizzata da pannelli rotondi in poliuretano,
che l’artista ha trattato con solventi, ottenendo sulla superficie buchi,
anfratti, cunicoli, che ricordano le rocce murgiche della sua terra. Sono,
invece, paesaggi dell’anima, messa a nudo dalla presa di coscienza e dalla
necessità di fermarsi a riflettere per non rimuovere il dolore, ma per trovare
vie d’uscita. L’arte è una strada possibile, se significa comunicazione
profonda, far fluire liberamente e pienamente la propria energia creativa per
incontrare quella degli altri perché solo insieme è possibile ricostruire.
Forti, dunque, i contenuti, che i titoli diligentemente annotati indicano,
rivelando un chiaro intento didattico e allontanando il sospetto di un qualche
effetto decorativo o di una ricerca puramente estetica. Eppure, gurdando le
opere, si è attratti anche dalle soluzioni formali, benché
il piano dell’etica, che è motore principale, si incontra con quello
dell’estetica in un nodo inestricabile. Intensi i contrasti cromatici, tra cui
spiccano i rossi e neri dall’evidente simbologia, concrezioni, sporgenze ed
anfratti, durezza e leggerezza si incontrano e scontrano, all’interno di forme
definite, come la circonferenza, che è funzionale a contenere il dolore e la
rabbia, e che dà nello stesso tempo armonia e razionalità all opere.
L’arte e la poesia questo miracolo compiono: far apparire i punti di luce che
sono nella realtà, quelli che hanno visto Etty Hillesum anche nel campo di
concentramento di Westerbork, Charlotte Salomon durante la persecuzione
antisemita e l’esilio, rielaborando il proprio dolore in altissime opere
d’arte, offrendo un messaggio di salvezza, i musicisti che continuavano a tener
viva la speranza nella disperazione di Terezin. La salvezza è nell’agire, a
partire dal vedere la propria e altrui differenza, per non considerare assoluto
il proprio punto di vista, per accogliere l’altro come ricchezza e segno sacro
di altro e di altrove.
Insieme per sottrarsi alla violenza del potere e alla tentazione di rispondere
con altrettanta violenza, che vogliono entrambe decidere della vita di tutti,
che invadono tutti gli spazi, anche quelli quotidiani e nascosti, dove qualcuno
ancora si illude di potersi ritirare, fingendo che il suo angolino sia tutto il
mondo e che lì non potrà essere raggiunto dal dolore.
KATIA RICCI
Due mostre in corso a Foggia affrontano con linguaggi e
angolazioni diverse problemi legati all’ambiente e al destino del pianeta e di
ogni donna e uomo che lo abitano. La prima, presso il circolo culturale “la
Merlettaia” di Via Arpi, presenta un video “Uomo Nuovo: Ars pro veritate” e i
pannelli della serie “Terra violata” di Angelo Palumbo di Matera; la seconda
“TRASH”( “Trash.
T.ecniche di r.riciclo della s.pazzatura h.omeless”),
presso la galleria Spazio 55 di via Fioritto, è costituita da un’installazione
collettiva, fatta di sacchetti di plastica e un’opera di ogni artista, eseguita
con ritagli di sacchetti. Vi partecipano: Michele Carmellino, Antonio Di
Michele, Nelly Maffia, Matteo Manduzio, Nicola Liberatore, Guido Pensato e Enzo
Ruggiero. Le buste invadono tutto lo spazio, come invadono l’ambiente in cui viviamo, formando
un’abside con volta dai colori della bandiera italiana, come ribadisce un
cartellino dall’evidente significato satirico “Viva l’Itaglia”. Le singole
opere riescono a raggiungere effetti estetici, per altro strettamente legati
agli intenti etici, di grande leggerezza ed efficacia comunicativa, mescolando
note cupe e amare ad altre irridenti e ironiche. Si passa così dal cuore
infranto di Maffia, che sfrutta il linguaggio dei fumetti, alla croce dorata su
campo nero di Liberatore, i piccoli sacchetti di spazzatura con fotografie dei
recenti avvenimenti in Campania da cui fuoriescono fiori (ovviamente di
plastica) di Manduzio, le striscioline multicolori dell’opera quasi grafica di
Ruggiero, il coloratissimo intervento di Carmellino che aggiunge un tocco kitsch con ritagli di merletti alla plastica.
Una nota ironica è contenuta nell’opera di Di Michele con pupazzetti
stampati sui frammenti di plastica. Infine Guido Pensato nel suo collage
fatto di ritagli di giornali su cui campeggia la scritta MART (Museo di Arte
Moderna), formata da strisce di plastica, ricorda che “l’arte contemporanea è
anche questa che vive per le strade e si rifiuta di essere rifiutata perché è
stata vita non arte né arte del rifiuto”. Le opere sono riproposte in una
cartella di incisioni, mentre l’installazione a chiusura della mostra formerà
un’ “ecobolla”, che sarà esposta
nell’isola pedonale nel corso della manifestazione “INSIEME per FARE AD
ARTE LA CITTA’”, intervento collettivo di artisti che “scenderanno in piazza”
Domenica delle Palme con cittadine e
cittadini, convocati dal Circolo culturale “La Merlettaia”, per riaffermare un
uso creativo dello spazio pubblico di Foggia, continuamente deturpato da insensati
interventi urbanistici (Piazza Giordano tra questi). Dopo, sarà consegnata
all’Amica che dovrà distruggerla quando la raccolta differenziata di rifiuti
raggiungerà livelli accettabili da città civile. Elio Aimola e Maresa Zingrillo, Presidente e
Vicepresidente dell’Amica, presenti all’inaugurazione della mostra, hanno
solennemente dichiarato di accettare la sfida, ribadendo un impegno assunto nel
corso del convegno “Dentro & Fuori”, dedicato al tema.
A
partire dalle Avanguardie del Novecento, artiste e artisti hanno pescato tra
rottami, rifiuti, scarti urbani e quotidiani i materiali dell’arte. Trash è
diventata una vera e propria tendenza che si è diffusa dall’arte visiva ad
altri linguaggi, come il cinema e la musica rock. Ributtanti installazioni,
cumuli di stracci, rifiuti di ogni tipo hanno ricordato l’altra faccia del
consumismo, il rovescio del mondo opulento, che rischia di affogare tra le sue
stesse scorie, prodotte proprio dal benessere. L’alternativa è modificare il
punto di vista, relazionarsi nella condivisione e nella responsabilità di
questo mondo, prestare attenzione alla realtà, anche la meno nobile e
infima, intrecciare gli ambiti
dell’etica, estetica e politica, prendersi cura dello scarto, riutilizzare ciò
che è possibile, lasciarsi guidare dai frammenti di bellezza che sono dentro
ciascuno, prima che negli oggetti, e creare, creare, creare.
L’artista
materano Angelo Palumbo affronta con altre tecniche e da un’altra angolazione
il problema ambientale, dando spazio ed espressione al dolore personale per la
violenza che deturpa e disumanizza donne, uomini, bambini, ad opera di altri
uomini e che non risparmia la natura. L’11 settembre con il crollo delle torri
gemelle ha mandato in frantumi, confessa l’artista, l’illusione di vivere in un
mondo sicuro, non toccato dalla guerra e dalla fame, esportata altrove.
Il
migliore dei mondi possibili ha aperto le sue pagine oscure, rivelando
attraverso il web agli occhi di Angelo Palumbo una galleria degli orrori: le
immagini di sanguinose guerre occultate, carestie sconosciute, terre devastate
da inquinamenti inimmaginabili, formano un’estetica della sofferenza che fa
distogliere gli occhi. L’artista, invece, li ha voluti tenere aperti su
immagini diverse da quelle armoniose equilibrate e razionali che fino ad allora
costituivano il repertorio della sua
arte. Ha collezionato e intrecciato ogni singola fotografia ai testi biblici e
poetici dalla Divina Commedia di Dante a “Terra desolata” di Thomas Eliot e
alle riflessioni di Nietsche. Ne è scaturito un video, che da un originario
intento didattico, si è trasformato via via in un affresco grandioso e tragico
sottolineato dalla colonna sonora. Profetici i testi sovrimpressi: perché gli
esseri umani non se ne siano lasciati guidare, perché continuano a correre
verso l’abisso, che non è un incubo, ma già una realtà?
La serie “Terra violata” è
caratterizzata da pannelli rotondi in poliuretano, che l’artista ha trattato con solventi, ottenendo sulla superficie buchi, anfratti, cunicoli, che ricordano le
rocce murgiche della sua terra. Sono, invece,
paesaggi dell’anima, messa a nudo dalla presa di coscienza e dalla
necessità di fermarsi a riflettere per non rimuovere il dolore, ma per trovare
vie d’uscita. L’arte è una strada possibile, se significa comunicazione
profonda, far fluire liberamente e pienamente la propria energia creativa per
incontrare quella degli altri perché solo insieme è possibile ricostruire.
Forti, dunque, i contenuti, che i titoli diligentemente annotati indicano,
rivelando un chiaro intento didattico e
allontanando il sospetto di un qualche effetto decorativo o di una ricerca
puramente estetica. Eppure, gurdando le opere, si è attratti anche dalle
soluzioni formali, benchè il piano dell’etica, che è
motore principale, si incontra con quello dell’estetica in un nodo
inestricabile. Intensi i contrasti cromatici, tra cui spiccano i rossi e neri
dall’evidente simbologia, concrezioni,
sporgenze ed anfratti, durezza e leggerezza si incontrano e scontrano,
all’interno di forme definite, come la circonferenza, che è funzionale a
contenere il dolore e la rabbia, e che dà nello stesso tempo armonia e
razionalità all opere.
L’arte
e la poesia questo miracolo compiono: far
apparire i punti di luce che sono nella realtà, quelli che hanno visto
Etty Hillesum anche nel campo di concentramento di Westerbork, Charlotte
Salomon durante la persecuzione antisemita e l’esilio, rielaborando il proprio
dolore in altissime opere d’arte,
offrendo un messaggio di salvezza, i musicisti che continuavano a tener viva la
speranza nella disperazione di Terezin. Ancora, per arrivare ai nostri giorni,
i familiari colpiti dalle stragi dei loro cari, come la nostra concittadina
Daniela Marcone, che offrono il loro dolore come testimonianza e impegno contro
la violenza. La salvezza è nell’agire, a partire dal vedere la propria e altrui
differenza, per non considerare assoluto il proprio punto di vista, per
accogliere l’altro come ricchezza e segno sacro di altro e di altrove.
Insieme
per sottrarsi alla violenza del potere e alla tentazione di rispondere con
altrettanta violenza, che vogliono entrambe decidere della vita di tutti, che
invadono tutti gli spazi, anche quelli quotidiani e nascosti, dove qualcuno
ancora si illude di potersi ritirare, fingendo che il suo angolino sia tutto il
mondo e che lì non potrà essere raggiunto dal dolore.
GALLERIA SPAZIO 55 - FOGGIA
programma febbraio 2008
Venerdì
1 |
ore
18,00 |
“La
città che desidero” – incontriamoci in sede per realizzare il materiale da
affiggere alla rete di Piazza Giordano. |
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Domenica
3 |
ore
11,30 |
Appuntamento in piazza Giordano. La cittadinanza è invitata
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Giovedì
7 |
ore
18,00 |
Memoria e trasformazione
nel rapporto con la madre – 3° incontro. |
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Mercoledì
13 |
ore
18,00 |
Leggiamo insieme Il dio delle donne di Luisa Muraro |
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Venerdì
15 |
ore
18,00 |
Laboratorio di scrittura
creativa. |
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Mercoledì
20 |
ore
18,00 |
Per il ciclo “i libri del
cuore”, Gian Piero Bernard presenta La
cittadinanza interiore di Bruna Peyrot. |
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Sabato
23 |
ore
20,30 |
Cena a cura di Pino e Anna
Maria. Per prenotarsi telefonare ad Eugenio al n. 0881 723810. |
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Domenica
24 |
ore
19,00 |
Inaugurazione
della mostra di Angelo Palumbo. |
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Lunedì
25 |
ore
18,00 |
Riunione
per il programma di marzo. |
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Mercoledì
27 |
ore
19,00 |
Dibattito
su Islam e laicità con Mohamed El
Majdi. |
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