LUNARIA - 1997
LUNARIA
L'arte delle idee è
illuminazione dello spirito. Lo sanno bene i
poeti, i sognatori, gli amanti della luna e i cortigiani creativi della
fantasia. Nomadi essi sono. Nomadi come il vento. Nulla li trattiene: nelle umane tentazioni, ne' la voglia di essere e di apparire oltre I' effimero. Rossana Tinelli e Angelo Palumbo hanno questo
in comune insieme a una serie di congiunture
astrali. Hanno identico I' afflato poetico e il modo di rapportarsi
davanti alle cose. Nomadi essi sono. Nomadi come il vento. Vagano attraverso i luoghi solitari della mente, ascoltano i naturali silenzi e in momenti di estasi assoluta ricevono la pura ispirazione dei movimenti dell’anima: quasi come fossero antichi
poeti celtici illuminati dalla Rivelazione dello Spirito.
La loro arte è pura
illuminazione. In comune essi hanno la
calligrafia: e cioè l'inchiostro e il tratto
di pennello. Il loro mondo lirico è fatto: di luci e ombre della natura,
di realtà che si specchiano, di fantastici universi nascosti e di piccole e
ingenue illusioni. Poeti essi sono. Poeti
accarezzati dal vento. Dipingono la luna e le stelle, leggono le chiare lettere
del Creato e scrivono versi e segni sullo spazio breve di un respiro.
La loro
arte è nomade: nomade come la brezza che
spira sulle dune del deserto nelle notti di novilunio. Scrisse Takuan che il
grado più alto di mobilità è quello che si
raggiunge ruotando intorno a un centro che rimane fermo. Così la mente
raggiunge - egli scriveva - il più alto grado di alacrità, attenta a
dirigere la sua attenzione dovunque sia
necessario. E' questa la lezione di
arte e di spiritualità che ci offrono Rossana
Tinelli e Angelo Palumbo. La mano di lui
è come se fosse posseduta da un turbine di vento: è come la mano del
pittore Sumiye che non conosce limiti. La
parola di lei si basa invece sulla
"economia di forza" descritta nel Tao Te Ching, dove è detto
che l’abile parlatore non dice una parola
di troppo". I tesori creativi di
lei e di lui sono racchiusi in un'idea, che è anche un principio di
vita, e cioè che quando I' Universale si rispecchia nel Particolare esso muove tutti i mondi del Creato - appartengono essi al
visibile o ali' invisibile -. Scrive
Rossana Tinelli di voler dare un vocabolario al silenzio e di voler ascoltare
la verità. E gli fa eco Angelo Palumbo con quel segno fresco, libero, immediato, privo di orpelli, non barocco, né ridondante; con quel segno di ordinata
armonia che è in se sintesi di eleganza e di spasmodica ricerca interiore.
Lunaria può essere allora inteso come un cammino,
un cammino senza fine che ci condurrà da qui all' eternità. E' il percorso
della nostra ricerca spirituale. Sapremo non fermarci mai e arrivare
alla meta? E' questo l'interrogativo che queste pagine proveranno a sciogliere.
Rino
Cardone
E’ scrittura
segnica di prorompente forza espressiva
quella di Angelo Palumbo. L'artista esprime con le sue opere l'illuminazione
di un istante. Egli coglie l'attimo attraverso il suo terzo occhio,
quello interiore. Penetra le apparenze e la
vera essenza della natura. Riesce ad
andare oltre le umane percezioni della mente. Si fa egli stesso senso
collettivo. Descrive il mondo della
profondità interiore. Cattura le immagini fugaci dell'infinito e dell'appariscente.
Le sue opere sono
prodotte di getto, sembrerebbe senza
sforzo. Più che invenzioni della mente in senso assoluto esse sono
frutto assoluto di una serie di percezioni razionali e metafisiche in senso filosofico. Egli scruta negli abissi dell'animo
umano. Da' luce ai sentimenti, segno alle emozioni e forma all'irrealtà:
che per lui è oggettività e trascendenza.
Angelo Palumbo è pittore di superficie. La sua arte non conosce il ritocco: è immediata, impulsiva, offre a chi la legge una forte sensazione di ritmo, movimento e forza. Eventuali correzioni non sono da lui ammesse specie quando il linguaggio adoperato è il disegno e non la pittura. L'artista conosce a fondo le tecniche pittoriche in quanto restauratore di opere d'arte. Nonostante tutto quando si pone davanti alla superficie piana dei suoi componimenti, Angelo Palumbo pensa a delle figure, a delle forme che non siano assolutamente ripassate. Se il tentativo non gli riesce piuttosto il foglio lo butta via (e nel caso della tela procede a campirla di nuovo nel fondo) ma in nessun caso la sua mano torna sul già descritto. E' una scelta di campo la sua: elitaria e raffinata per certi versi che ci ricorda quella della "casta degli sfrenati" e cioè dei "pensatori antiaccademici" della tarda dinastia T'ang (di coloro che con il loro linguaggio precedettero l'odierna scuola dell'impressionismo astratto e surreale). C'è un altro aspetto dell'arte di Angelo Palumbo che lo avvicina alle dimensioni esoteriche della pittura Zen. E' l'immediata comunicabilità da lui resa bene attraverso la pittura a inchiostro monocromatica o colorata e la lirica calligrafica semantico-pittorica ad accentuare questo suo dato espressivo. Ci sono poi, nelle chine, una serie di dissonanze cromatiche recuperate armonicamente in virtù di una perizia tecnica che non gli si può negare.
Rino Cardone
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